venerdì 8 giugno 2007

Google diventa il nuovo Freud


Google ha recentemente depositato il brevetto per un sistema capace di tracciare profili psicologici dei giocatori online.

Se veramente i nostri alter ego virtuali sono una proiezione del nostro comportamento in ambito reale, tracciare il profilo psicologico di un utente sulla base delle condotte e degli atteggiamenti tenuti dal suo avatar può rivelarsi molto proficuo.

Questa è in breve la tesi sotenuta da Google, secondo cui la barriera reale-virtuale è molto più sottile di quanto non si creda e di conseguenza tracciando un quadro di personalità del giocatore online durante una delle sessioni tipo, si possono carpire succulente informazioni per gli inserzionisti pubblicitari interessati all'area dell'e-advertising.

Immaginate di giocare tranquillamente ad un videogioco installato sul pc o di percorrere allegramente le strade di Second Life, quando ad un certo punto sentite un languorino... "Più che fame è voglia di qualcosa di buono" recitava un celeberrimo spot televisivo e questo qualcosa può facilmente diventare un pacchetto di patatine o un gelato reclamizzati da un cartellone lungo un'autostrada virtuale o da uno striscione in uno stadio digitale.

Ulteriore elemento di congruenza che può spingere l'utente all'acquisto, è la possibilità di non doversi muovere dalla propria postazione: sarà sufficiente inviare una mail per vedersi recapitare a casa una pizza del ristorante promozionato, così da non spezzare l'attività dell'individuo.

L'iniziativa di Google in questa direzione non è casuale; infatti la recente acquisizione di DoubleClick e della compagnia di pubblicità Adscape, induce a pensare che il brevetto sarà utilizzato in tempi brevi.

La disputa ora è di origine essenzialmente etica: c'è una netta divisione tra chi ritiene che questo tipo di pubblicità sia un ulteriore vantaggio per l'utente, in quanto gli permette di bypassare un'offerta per lui inutile e ininfluente, concentrandosi su prodotti e servizi adatti al suo target, e chi invece è preda della sindrome del "Grande Fratello", sentendosi spiato in ogni mossa e privato della libertà d'azione anche in ambito digitale.
Foto by divedi

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