giovedì 26 aprile 2007

Mangiare senza pensare. Perchè mangiamo di più di quello che crediamo.


E' questo il titolo del nuovo libro di Brian Wansink, insegnante alla Stanford University e capo del Food and Brand Lab della Cornell University, colui che ha dimostrato come la fame non sia l'unico e il più importante regolatore della nostra assunzione di cibo, ma anzi come il ruolo da essa giocato venga fortemente ridimensionato da altri elementi, come la persona che mangia accanto a noi o indizi visivi e uditivi provenienti dall'ambiente che ci circonda.

Wansick ha confermato mediante una serie di esperimenti che contano di più gli indizi esterni del senso di sazietà nel determinare il nostro introito alimentare quotidiano; infatti un esperimento ha convalidato l'ipotesi che al fine di uniformarci ai commensali, possiamo aumentare o diminuire la nostra assunzione di cibo del 20%.

Inoltre offrendo ai ragazzi che si stavano recando al cinema scatole di pop corn di varie dimensioni, ma tutte vecchie di 5 giorni, si riscontra un effetto curioso: chi aveva ricevuto i sacchetti più grandi ha mangiato il 53% in più di chi aveva quelli più piccoli. Questo perché il processo alimentare è supportato più da "persuasori occulti" che non dal reale appetito; la nostra coscienza ha uno spazio limitato e può processare un solo contenuto alla volta, se si è particolarmente interessati al film è quindi inevitabile che il resto passi in secondo piano, inclusa la bontà e la frescheza del prodotto, e la nostra condotta alimentare viene influenzata da altri elementi, come il sottofondo della gente che mangia e il riflesso condizionato che si attiva quando entriamo in un cinema.

Un altro originale accertamento è stato svolto mediante l'utilizzo della "ciotola senza fondo", ossia una ciotola che si mantiene sempre mezza piena, senza che il soggetto se ne accorga. I soggetti sperimentali che utilizzavano ciotole normali hanno mangiato circa 250 grammi di zuppa, mentre chi ha usato la ciotola senza fondo ha assunto in media 425 grammi, inoltre alcuni fra questi non si sono fermati fino alla conclusione dell'esperimento, ossia 20 minuti più tardi. Questo chiaramente evidenzia come gli indicatori visivi, il livello raggiunto dalla zuppa nella ciotola, incida di più sul comportamento alimentare del senso di sazietà vero e proprio.

Le evidenze rilevate da Wansick permettono, a partire dalla consapevolezza dei meccanismi cognitivi sottesi, di attuare una serie di astuzie facilmente applicabili in svariati contesti per contenere l'apporto calorico giornaliero: sedere vicino alla persona più lenta, cominciare a mangiare per ultimi, mettere nel piatto più piccolo i cibi più calorici, servire le verdure in una grande terrina, non mangiare mai direttamente dal sacchetto, al buffet non mettere mai sul piatto più di due cibi alla volta e così via.

In un'epoca in cui l'educazione alimentare è molto carente e si mangia più per noia o per goliardia data dallo spirito gruppo che in base alle reali esigenze corporee, riflettere su questa tematica appare molto proficuo, soprattutto se si pensa che non è poi così difficile risparmiare da 100 a 300 kcal al giorno (e in un anno perdere dai 4 ai 12 kg) senza sacrificarsi e privarsi di apporti calorici essenziali, ma semplicemente eliminando l'assunzione impropria del cibo e valorizzando un'alimentazione sana ed equilibrata.
Foto by boemette 1

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