domenica 22 aprile 2007

Cosa avviene nel cervello di un ultras


Roberto Maniglio, psicologo e psicoterapeuta, membro della Società italiana di Criminologia e ricercatore presso l'Università del Salento, ha stilato l'identikit dell'ultras standard e la sua descrizione è stata poi ripresa e pubblicata sul Journal of Forensic Sciences.

In italia come all'estero il profilo tipo è lo stesso e si basa su una serie di tratti psicologici specifici, tra cui spicca il desiderio di essere riconosciuto come il "sostenitore supremo", colui che in nome della squadra è pronto a tutto, anche ad arrecare danni a cose e persone, in quanto non percepisce la propria condotta come anomala o antisociale, ma solo come una manifestazione di lealtà nei confronti dei propri eroi sportivi.

Maniglio ha formulato la sua teoria dopo aver assistito per due anni alcuni tifosi violenti nella comunità per tossicodipendenti Emmaus e chiarisce che l'equazione tifo violento = dipendenza da sostanze psicoattive/alcolismo è errata, poichè solo alcuni supporter delle squadre manifestano questo tipo di problemi, ma comunque in una percentuale non significativa.

In tempi caldi come questi è più che mai d'attualità e d'interesse uno studio del genere, in quanto le partite più che incontri sportivi sembrano diventare gradualmente un pretesto per dar sfogo all'aggressività e alla brutalità più recondite e represse.

Ritengo che la differenza tra un tifoso "normale" e un ultras, alla luce delle scoperte di Maniglio, sia più di tipo quantitativo che qualitativo; infatti se tutti i tifosi vogliono sostenere moralmente i giocatori e si impegnano in azioni concrete come canti, coreografie e striscioni, il tifoso estremo travalica questo confine e giustifica condotte palesemente immorali o illecite sulla base di una sorta di "logica di guerra": lo stadio diventa un campo di battaglia e chiunque non appartenga al proprio esercito è considerato un nemico da combattere con ogni mezzo.

Si innesca una competizione tra l'hooligan e i tifosi avversari; difatti l'ultras ha come obiettivo primario superare ciò che fa il sostenitore dell'altra squadra e proprio questo processo implica un'esagerazione nei gesti, nelle parole e negli atti compiuti e si arriva presto a predere il controllo, fenomeno che invece non si riscontra nei soggetti più moderati.

Di certo in determinate situazioni a questo meccanismo mentale si aggiungono delle aggravanti come ad esempio il derby o incontri tra città che hanno una lunga storia di ostilità alle spalle e in quel caso il super tifoso si trasforma in un vero e proprio combattente, che persegue la propria ideologia in maniera ancora più pervasiva e valuta come manifestazione di coraggio e fedeltà attacchi feroci contro le forze dell'ordine.

Foto by jenikilo

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