mercoledì 9 maggio 2007

I videogiochi non hanno più età


Secondo uno studio promosso dall'Esa, l'associazione americana che racchiude i produttori di software ludico, la percentuale di anziani coinvolti dai videogiochi è decisamente in crescendo.

Il New York Times parla di boom dell’età matura nell’interesse verso quest’area e riporta la ricerca degli esperti nel settore, dando una conferma autorevole di come stia cambiando un mercato un tempo alimentato quasi esclusivamente da teenager ansiosi di combattere su un ring virtuale o di sfrecciare all’impazzata su un’autostrada digitale.

Se nel 1999 il 9% degli over 50 americani si dedicava a questo tipo di attività, nel 2005 è salito fino al 25% e per il futuro si prevede un ulteriore incremento.

Come è stato dimostrato per l’utilizzo dei videogiochi a scuola (vedi post in merito), l’interazione con i videogame oltre che divertente e rilassante, può avere anche degli scopi di altro tipo: se in ambito didattico la funzione principale è stimolare la riflessione e il ragionamento, ora si scopre anche una valenza “terapeutica” di questi mezzi.

Emblematica è la testimonianza di Suor Marie Smith, 61 anni, maestra in pensione e musicista, che prima di dirigere un concerto fa qualche partita con i suoi giochi preferiti.

La religiosa soffre di deficit d'attenzione, derivante da un disturbo di iperattività e chiarisce che le sue difficoltà di concentrazione vengono attenuate dall’utilizzo dei videogame e le permettono in seguito di mantenere più facilmente l’attenzione sostenuta.

Pur avendo applicazioni diverse, queste tecnologie hanno dimostrato di attuare un potenziamento cognitivo e di poter essere applicate in maniera flessibile in base alle esigenze e ai bisogni specifici della fascia d’età di riferimento.

Foto by Deb Moynihan

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