sabato 5 maggio 2007

Dimmi che lingua parli, ti dirò che colore vedi


Una ricerca condotta da un gruppo di psicologi presso la Stanford University di Palo Alto ha stabilito che c'è una relazione molto stretta tra l'idioma di una popolazione e la percezione cromatica.

Gli studiosi hanno appurato, sulla base di performance pratiche che i soggetti sperimentali dovevano compiere, che la definizione che le singole persone danno dallo stesso colore dipende dalle categorie concettuali che la loro lingua madre mette loro a disposizione.

Il campione, costituito da individui di lingua inglese e russa, dovevano distinguere differenti toni di blu indicando quali fra tre quadrati colorati fossero uguali.

A differenza dell'inglese, il russo non possiede una singola parola per indicare il blu, ma dà al aprlante la possibilità di optare o per un termine che indica il blu chiaro o per quello che indica il blu scuro, affinando così la capacità di discriminazione in determinati contesti.

I ricercatori hanno rilevato infatti che le persone di madrelingua russa discriminano più rapidamente i colori nel caso in cui uno dei due è blu chiaro e l'altro blu scuro, che non quando entrambe le sfumature sono dello stesso tipo (entrambe blu chiaro o scuro).

Per i soggetti di madrelingua inglese non si riscontra invece nessun tipo di differenza nei tempi di reazione e di identificazione nei due casi sopra citati.

Si è confermato anche come un'interferenza linguistica causi una diminuzione nella rapidità di risposta emessa dai soggetti: se viene chiesto loro di ripetere una serie di numeri, la prestazione peggiora, cosa che non accade se sono impegnati in altri compiti di natura non verbale, come ad esempio quelli di natura spaziale.

Tutto ciò ribadisce come non vediamo solo attraverso gli occhi, ma che il processamento della nostra mente, connesso ai processi di categorizzazione che abbiamo appreso e consolidato entro la nostra matrice culturale, occupi sempre il ruolo da protagonista.

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Foto by adrian patrick

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